Tra i tanti libri che ho interrotto, anzi in questo caso parliamo di un libro di cui ho letto soltanto le prime pagine, c'è Herzog di Saul Bellow.
Ora lo scrittore di origine canadese, naturalizzato statunitense, autore oltre a questo titolo, anche de L’uomo in bilico, Il mago della pioggia e molti altri romanzi. Vincitore del premio Pulitzer e del nobel per la letteratura con questa motivazione:
"per la sensibilità umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che si trovano combinati nella sua opera”
mi è capitato tra le mani per caso.
È un autore piuttosto distante dai parametri che hanno orientato e orientano le mie scelte vero la narrativa americana. Me sembrava troppo intellettuale e psicologico per essere compreso in pieno.
Poi un giorno, in una libreria, tra i classici moderni della Mondadori in bella vista notai la copertina di Herzog e lo acquistai. Purtroppo come immaginano ne lessi un paio di pagine. Il tipo di personaggio non mi suscitava nessuna empatia e il libro si chiuse da solo.
Ma ora lo riaprirò, perché un o scrittore che afferma che la fantasia è una forza della natura la pensa esattamente come me.
Anch’io vedo nella fantasia un motore straordinario, che se alimentato nel modo corretto può portare in qualsiasi luogo.
Un motore che può permetterci di raggiungere qualsiasi obiettivo se incanalato e usato senza dispersione. La fantasia non è una forza della natura utile solo per scrivere o per cimentarsi in attività artistiche ma è pure una molla di soluzioni per problematiche di ordine pratico, al di là di quello che si è soliti pensare.
Poi se finisce che ci prendono per matti come il Moses del romanzo…
Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C'era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l'aveva dubitato. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po' stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d'essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte. Se l'era portata, quella valigia, da New York a Martha's Vineyard. Ma da Martha's Vineyard era riscappato indietro subito; due giorni dopo aveva preso l'aereo per Chicago, e da Chicago era filato in un paesino del Massachusetts occidentale. Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere pure ai morti, prima ai suoi morti e poi anche ai morti famosi.
Vi voglio bene.
Grazie.
Ho letto Herzog e ti consiglio Il mago della pioggia
RispondiEliminaMichele
Provvederò!
EliminaSEnza fantasia saremmo ancora all'epoca dei cavernicoli e non disegneremmo nemmeno quegli stupendi graffiti.
RispondiEliminaFantasia... che ce l'ha la usi!
vero senza fantasia saremmo nessuno!
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