Quando ho letto American Psycho di Brett Easton Ellis e sono arrivato al punto che trovate tra qualche paragrafo, tra virgolette e in corsivo, sono rimasto male.
Sino a qual momento il libro non mi aveva fatto nessun effetto, ero andato avanti a leggerlo soltanto per capire dove volesse andare a parare.
Poi di colpo: pam. Ellis, nella parte di Patrick Bateman, inizia a farsi le menate e tu senza saperlo pensi di essere finito in un altro libro ma basta proprio il passo che segue per fare una riflessione sul tutto il romanzo, per chiederci se questo è davvero il mondo che vogliamo e sopratutto per porre una domanda secca alla fine del post.
«... non mi è mai passato per la testa, a me, mai, che la gente possa essere buona, che uno possa mai cambiare in meglio, o che il mondo possa essere migliorato dall'amore, dal piacere che uno prova per uno sguardo o un gesto d'affetto; insomma, che l'amore o la gentilezza possano modificare alcunché. Non c'è mai stato nulla di positivo, nulla di affermativo, per me, frasi come "bontà d'animo", "generosità dello spirito" sono sempre state vuote, per me, vani stereotipi, scherzi di dubbio gusto. Il sesso si riduce a matematica. L'individualità è fuori questione. Che significato ha l'intelligenza? E la ragione, come definirla? Il desiderio: una cosa senza senso. L'intelletto è impotente. La giustizia è morta. Paura, recriminazione, innocenza, comprensione, senso di colpa, spreco, fallimento, dolore, sono tutte cose, emozioni, sentimenti, che nessuno prova più. La riflessione è inutile. Il mondo non ha nessun senso. Solo il male vi ha permanenza. Dio non è vivo. Dell'amore non ci si può fidare. Solo ciò che è superficiale conta qualcosa... Questa è la civiltà moderna, qual io la vedo e l'intendo...»
Ora per voi, senza farla tanto lunga, la gente è buona?
Vi voglio bene.
Grazie.
In American Psycho netto è il decadimento, dove prevale il cinismo nella scelta del dio denaro ad oltranza e della spietatezza (Donald Trump come idolo). La disumanizzazione al centro. Gli anni 80 hanno portato con "efficacia" alla "non ideologia". Nel rispondere alla tua domanda (pur in modo soggettivo), si rischia di essere retorici o nostalgici o "ingenui". Il male modifica in modo prorompente e più visibile (si è arrivati al punto che ci si abitua assuefatti dalla sua presenza). Il bene c'è, fa meno clamore ed è più silente. La lotta perenne è comunque basata sui cambiamenti. Ogni ambito e ogni individuo muta e può mutare in meglio. La gente ha del buono, consciamente o inconsciamente. Attraversare il male (tentando il superamento e liberandosi dalla cinica rassegnazione) è distruggere per ricostruirsi. Indagarsi e aprirsi ad una umanizzazione più naturale ed autentica forse concede l'utopia di ambire ad una finalità comune...perchè il mondo non si autodistrugga. La storia si regge sull'equilibro fra queste forze opposte... Sì...utopicamente..voglio credere che l'ago della bilancia penda verso il bene, ciò significherebbe che la maggior parte della GENTE E' BUONA. Silvia Calzolari
RispondiEliminaUn romanzo tipico di qualche decennio fa, con una tematica molto attuale, come tu dici.
EliminaGrazie.
Senza farla lunga questa è la mia risposta: la gente non è buona,basta guardarsi intorno,menefreghismo,interessi legati al dio denaro,ognuno vuol essere superiore all'altro ecc.ecc.Ma Dio non è morto,continua a lasciarci liberi sino a che ...ci annientiamo :(
RispondiEliminaEsattamente, non è facile restare "puri"
EliminaE ci credo che il folle yuppie protagonista così dichiara XD Al di là della metafora utilizzata dall'autore per distruggere quel mondo vacuo, patinato e disumanizzato che purtroppo non solo ha caratterizzato un periodo storico, ma del quale subiamo ancora oggi gli strascichi, Patrick è uno psicopatico, uno che il Male lo ha dentro. Resta da capire, e questa cosa la può fare il singolo lettore, se il lato oscuro affiora per le condizioni esterne, perché così è la natura del protagonista o per una combinazione dei due aspetti (io voto la tre, appunto :D).
RispondiEliminaGran libro, spesso capito a metà.
Per rispondere alla tua domanda, la gente siamo noi come singoli, con tutto quello che comporta. Non credo che si sia naturalmente portati a bontà o malvagità, dipende...
Una risposta esemplare. grazie!
EliminaNel bel bel mezzo del bene e del male esistono delle sfumature, che secondo me, ci portano a essere né l'uno e né l'altro.
RispondiEliminaanche questo è vero!
EliminaBuono o cattivo.. molto soggettivo, dipende sempre da chi giudica.
RispondiEliminaDi persone cattive ne ho incontrate. Non posso giurare di essere sempre stata buona io. Credo..spero..
Il mondo in generale mi pare tenda al peggio anche se voglio sperare che le cose migliorino. Sta a noi farlo. Ma se per farlo dovessimo diventar cattivi?
Ps non ho letto il libro
Fin che i valori sono cattivi (soldi) l'animo si corrompe facilmente
EliminaIl libro lo devi leggere allora
Sì, possiamo essere buoni. Anche cattivi, ma sono scelte che si fanno ogni momento. Andiamo a corrente alternata, credo che nessuno sia buono o cattivo per natura. Dipende dalle esperienze che facciamo, dalla gente che incontriamo, dall'educazione ecdagli esempi che riceviamo in famiglia, a scuola, in chiesa, dagli amici, dal lavoro.
RispondiElimina"Dipende dalle esperienze che facciamo, dalla gente che incontriamo, dall'educazione ecdagli esempi che riceviamo in famiglia, a scuola, in chiesa, dagli amici, dal lavoro" questo meriterebbe un post da solo. Siamo noi a scegliere e subiamo ciò che ci ruota attorno? Grazie
Eliminasecondo me la gente in senso generale è sempre buona. Le affermazioni fatte in questo brano sono peraltro illogiche, perché se anche è legittimo pensare che l'amore o la gentilezza siano concetti vuoti di senso, non lo è dire: "Paura, recriminazione, innocenza, comprensione, senso di colpa, spreco, fallimento, dolore, sono tutte cose, emozioni, sentimenti, che nessuno prova più." Infatti questi sentimenti disturbano il 99% delle persone e sono proprio la causa di tante azioni sbagliate contro se stessi o contro gli altri. Poi dire la gente è troppo generico. In ogni caso coloro che si rendono responsabili di gravi crimini su piccola o larga scala esprimono semplicemente gli effetti di determinate cause. La ricerca stessa del potere è un sintomo di un malessere emotivo di fondo. Quando la politica non è al servizio della gente e quando la finanza diventa solo una disciplina per far soldi e non per migliorare il benessere della collettività, c'è da chiedersi perché questa gente agisce così? Perché è così insaziabile? quale vuoto abissale c'è nei loro cuori? ed infine fino a che punto ne sono responsabili individualmente? viviamo in una rete dove le cause di ciò che un soggetto decide non sono attribuibili solo a lui ma ad un concatenarsi di circostanze. Certo è che la società è strutturata in modo malato, anzi malatissimo quindi niente di strano che poi salta fuori chi esplode o chi fa esplodere gli altri. Bisognerebbe ripartire da capo e creando un ordine sociale più umano e giusto verrebbero fuori meno cattiverie. Ma chi lo fa? Chi sarebbe capace magari non può o non ha seguaci; chi dice di volerlo fare non può o viene preso dalla droga del potere...ed eccoci dove siamo. Ciao buona settimana!
RispondiEliminaMagnifico approfondimento Marina. Vedo che ti piace capire e sopratutto che ami la gente. Ti ringrazio molto.
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