Dopo Il risotto patrio di Emilio Gadda e dopo Il risotto alle rose di Gabriele D'annunzio, un altro grande personaggio della letteratura italiana compare sul mio blog con una preferenza simile.
Si parla di Giovanni Pascoli (un autore che ho potuto conoscere anche da vicino, avendo visitato i suoi luoghi d'origine e di lavoro) che pare amasse in maniera particolare il risotto romagnolesco: un risotto a base di i fegatini di pollo, zafferano e qualche fungo.
A lui come riporta la fonte glielo cucinava a dovere la sorella Maria, che lui affettuosamente chiamava Mariù (come la protagonista della canzone). Pascoli gli dedicò pure un'ode ma non fu la sola che il poeta scrisse dedicata al cibo.
Magari qualcuno ha studiato a memoria questa dedica alla Piadina:
Il vento come un mostro ebbro mugliare
udii notturno. Errava non veduto
tra i monti, e poi s’urtava al casolare
piccolo, ed in un lungo ululo acuto
fuggiva ai boschi, e poi tornava ancora
più ebbro, con suoi gridi aspri di muto.
L’udii tutta la notte, ed all’aurora,
non più. Dormii. Sognai, su la mattina,
che la pace scendeva a chi lavora.
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Vi voglio bene.
Grazie.
Fonti: Eurosalus
Un poeta che durante la mia gioventù non andava di moda ma che amavo. Bello conoscere questa nota privata. Ciao, buona settimana!
RispondiEliminaBuona settimana a te
EliminaUn grande intenditore,immagino già l'elaborazione di questo piatto,sicuramente oltre che molto buono anche molto bello da vedere...grazie per la curiosità su questo grande poeta!
RispondiEliminaBuono e anche bello! Il piatto!
EliminaPascoli e il focolare domestico (in un contesto un po' ambiguo per altro :D)! L'inno alla piada non lo conoscevo (ottima, la piada *_*).
RispondiEliminaSi capisce fosse un buongustaio dal risotto :D
Neanche io lo conoscevo!
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