domenica 1 maggio 2016

Il risotto romagnolesco di Giovanni Pascoli

Non avrei mai pensato che tra gli scrittori e tra i poeti italiani il risotto fosse così amato. 

Dopo Il risotto patrio di Emilio Gadda e dopo Il risotto alle rose di Gabriele D'annunzio, un altro grande personaggio della letteratura italiana compare sul mio blog con una preferenza simile.   

Si parla di Giovanni Pascoli (un autore che ho potuto conoscere anche da vicino, avendo visitato i suoi luoghi d'origine e di lavoro) che pare amasse in maniera particolare il risotto romagnolesco: un risotto a base di i fegatini di pollo, zafferano e qualche fungo. 

A lui come riporta la fonte glielo cucinava a dovere la sorella Maria, che lui affettuosamente chiamava Mariù (come la protagonista della canzone). Pascoli gli dedicò pure un'ode ma non fu la sola che il poeta scrisse dedicata al cibo. 

Magari qualcuno ha studiato a memoria questa dedica alla Piadina:


Il vento come un mostro ebbro mugliare 
udii notturno. Errava non veduto 
tra i monti, e poi s’urtava al casolare 

piccolo, ed in un lungo ululo acuto 
fuggiva ai boschi, e poi tornava ancora 
più ebbro, con suoi gridi aspri di muto. 

L’udii tutta la notte, ed all’aurora, 
non più. Dormii. Sognai, su la mattina, 
che la pace scendeva a chi lavora. 

Continua su Nuovi poemetti/La piada 

Vi voglio bene. 

Grazie. 

Fonti: Eurosalus

6 commenti:

  1. Un poeta che durante la mia gioventù non andava di moda ma che amavo. Bello conoscere questa nota privata. Ciao, buona settimana!

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  2. Un grande intenditore,immagino già l'elaborazione di questo piatto,sicuramente oltre che molto buono anche molto bello da vedere...grazie per la curiosità su questo grande poeta!

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  3. Pascoli e il focolare domestico (in un contesto un po' ambiguo per altro :D)! L'inno alla piada non lo conoscevo (ottima, la piada *_*).
    Si capisce fosse un buongustaio dal risotto :D

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