“Se volete fare boom con un articolo basta usare tutti i trucchi del mestiere. Cavalcate l’onda emotiva o scrivete un post polemico e il vostro lavoro, per un giorno, sarà letto, condiviso e commentato da tutto il web e tutti parleranno di voi e voi vi sentirete una specie di dio. Ma nel giro di pochi giorni tutto tornerà nella norma e il vostro articolo forse verrà letto da qualcuno (pochi) solo per caso.”
Questo passaggio, più o meno rivisto, è ripreso dal post Come scrivere un post di successo, pubblicato settimana scorsa. Credo spieghi piuttosto bene quale sia il criterio da usare e come bisogna muoversi per poter redigere un articolo perfetto per un immediato successo in rete.
Dopotutto vedersi commentati e condivisi e un qualcosa che attrae tutti e la tentazione di scrivere un post in grado di fare sobbalzare qualcuno sulla sedia mentre lo legge è forte per chiunque.
Sono certi aspetti, un paio di volte, sono caduto anche io in questa specie di trappola.
Sì, dico che si tratta di una trappola perché scrivere un articolo facendo leva sull’onda emotiva o peggio ancora redigere un post con lo scopo di creare polemica soltanto per farsi leggere sono alla lunga tra le tecniche più controproducenti e tra le più distruttive.
Nel primo caso, se scrivete insomma un qualcosa sull’onda emotiva, scoprirete in poco tempo di non aver la creatività sufficiente utile a redigere post a getto continuo, visto che sarete sempre alla ricerca della sospirata ispirazione.
Qualora invece la spinta sia quella per il puro gusto della polemica o peggio ancora sia quella di unire a quest’ultima anche una certa componente emotiva, magari riprendendo o attaccando il post di un collega, il disastro sarà ancora più evidente perché verrete identificati solo per quella particolare pubblicazione e con il passare del tempo verrete visti e considerati solo per quell’uscita estemporanea, e spesso neppure inerente alle vostre tematiche.
In poche parole, il mio consiglio, è quello di desistere dalla ricerca ossessiva di un post che sia in grado di darvi i cosiddetti quindici minuti di fama o di successo.
Grazie per la lettura!
Anche io qualche volta mi sorprendo nello scrivere qualcosa con il solo intento di schizzare come una saetta nel gradino più alto di indagine del traffico internettiano. Macché, nulla. Ci vuole estro pure per questo. Stranamente (ma forse non tanto), gli articoli che nel lungo periodo mi danno molta più soddisfazione non sono quelli dettati da un momentaneo stato d'animo, ma quelli costruiti con ricerche che a volte durano anche settimane.
RispondiElimina^_^
Basta non pensarci e i post vanno su
EliminaLa questione della polemica mi ha sfiorata mio malgrado, sul blog, fatta da altra persona su vicende personali che non c'entravano nulla col post. Molta molta irritazione. Le polemiche possono essere fini a se stesse, quelle di cui dici nel post, oppure ci sono quelle costruttive: quasi sempre non riguarderanno fatti attuali, contingenti e/o personali.
RispondiEliminaNon amo nemmeno i racconti di vita personali dettati dalla pancia. Dipende, in generale, l'intento con cui si scrive. Credo che la furbizia paghi pochi, l'arguzia è, invece, per pochi.
Buona giornata! ^_^
La furbizia non paga per niente...
Eliminacredo che lo userò per un post questo titolo
Leggere un articolo dettato dall'onda emotiva diventa, col passare del tempo, come riguardare un vecchio film osannato e dire "tutto qua?" (mi viene in mente l'esorcista, visto al cinema nella versione uncut rimasterizzata, quando nei racconti di chi l'aveva visto all'epoca si parlava di gente che s'era sentita male et similia). Detti articoli diventano anacronistici il giorno dopo e potrebbero anche inficiare il presunto "successo" ottenuto nella breve distanza.
RispondiEliminaSono più dell'idea che ci si debba impegnare per lasciare qualcosa di quantomeno decente e duraturo, forse unica chiave di un vero successo editoriale.
Grazie per lo stimolo alla riflessione!
PS: c'è da dire che per i fraintenditori della satira/ironia/polemica dei nostri giorni, è tutto grasso che cola... mi torna alla mente il dialogo tra l'agente K e il futuro agente J in "Men in Black": Una persona è matura. La gente è un animale ottuso pauroso e pericoloso, lo sai anche tu.
"Sono più dell'idea che ci si debba impegnare per lasciare qualcosa di quantomeno decente e duraturo, forse unica chiave di un vero successo editoriale."
RispondiEliminaGarantito
Le polemiche non fanno per me, mi diverto a leggerle ma non a crearle. :-P
RispondiEliminaQualche volta, ma non sempre e mi vergogno di esserci finito dentro una volta.
EliminaConcordo...meglio essere seguiti per i propri contenuti da un limitato numero di persone che avere i cinque minuti di fama. Ma non solo: avere una grande fama per futili motivi mi sembra assolutamente non desiderabile e addirittura intossicante
RispondiEliminaTi quoto in pieno
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