domenica 29 marzo 2015

Le crocchette al salmone di William Faulkner

Se Ernest Hemingway è il padre della mia ispirazione letteraria, William Faulkner è la madre. Se ho letto tutto Hemingway, Faulkner non è molto lontano. 

Dopotutto lo scrittore di New Albany compare sul mio blog numerose volte e anche lui, come d’altro canto molti altri grandi scrittori di presenza sul mio blog, è sempre al centro della mia ricerca in rete di curiosità a trecentosessanta gradi che ne esaltino la personalità.    

Ecco, ora non so se il fatto che William fosse ghiotto di crocchette al salmone sia degno di nota, ma merita comunque un posto nella mia rubrica dedicata alla cucina. La chicca mi arriva dal sito The Kitchn ed è segnalata dallo scrittore e storico di Faulkner, John T. Edge

Per conto mio devono essere molto buone e meritano un posto in tavola in queste giornate di fine quaresima. 

Tornando invece al mero aspetto letterario di Faulkner, questo che segue è l’incipit del suo romanzo a più portata popolare, lo indovinate? 

Da dietro lo schermo di cespugli che circondava la sorgente, Popeye guardava l'uomo che beveva. Un sentiero appena visibile portava dalla viottola alla sorgente. Popeye guardò l'uomo – un uomo alto e magro, senza cappello, con un paio di vecchi pantaloni di flanella grigia e una giacchetta di tweed sul braccio – venire giù per il sentiero e inginocchiarsi a bere alla sorgente. 
La sorgente scaturiva alle radici di un faggio e fluiva su un fondo sabbioso ondulato a volute. Era i circondata da un folto di canne, rovi, cipressi e eucalipti sul quale, come dal nulla, si posavano chiazze di luce. Da qualche parte, nascosto, segreto e tuttavia vicino, un uccello cantò tre note e tacque. Alla sorgente, l'uomo che beveva teneva il viso accostato alle miriadi di infranti riflessi del suo bere. Quando si tirò su, vide in mezzo ad essi il riflesso scheggiato della paglietta di Popeye, anche se non aveva sentito alcun rumore. 
Vide, che lo fissava di là della sorgente, un uomo minuto, le mani nelle tasche della giacca, una sigaretta che gli pendeva sul mento. Indossava un vestito nero, con una giacca stretta e corta. I pantaloni, rimboccati una volta, erano incrostati di fango sopra le scarpe infangate. Il viso era di uno strano colore esangue, come visto alla luce elettrica; contro il silenzio assolato, con quella paglietta di traverso e i gomiti un po' in fuori, aveva la piatta crudeltà della latta pressata. 

Grazie della lettura e buon appetito!

4 commenti:

  1. Oh, le crocchette al salmone! *__* Sono commoventi, e che fameee! :D

    Non conosco l'incipit :P Anzi, ho curiosato nel web e ho scoperto a quale romanzo appartiene!
    Questo passaggio è talmente bello da solleticarmi una prossima lettura!

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