venerdì 23 gennaio 2015

L’amico americano, Luca Tom Bilotta

Lo sapevo che aveva un gran bel nome da scrittore. Ora anche il mercato americano lo vuole. Certo, Luca Tom Bilotta, dopo il viaggio che lo ha condotto negli Usa, lo scorso agosto, per incontrare lo sceneggiatore canadese che trasformerà il suo romanzo d'esordio The Orange Hand nella sceneggiatura di un crime (la serie televisiva sarà trasmessa inizialmente in Canada e Nord America), adesso ha ricevuto anche una mail da Albert Zuckerman, che è interessato a incontrarlo.  

Il proprietario della Writers House ha deciso di metterlo sotto contratto per il suo prossimo libro, un thriller ambientato nel mondo del jazz anni'30. Un progetto ambizioso che Tom sta realizzando in collaborazione con il maestro jazz Alex Fabiani che ha ideato la colonna sonora della storia lavorando in sinergia con la struttura narrativa del romanzo. 

Un’occasione ghiotta per risentire l’amico scrittore. 


Dimmi Luca: quando parti per l’America? 

“Fra pochissimi giorni, precisamente il 31 gennaio, volo a New York: non vedo l’ora.” 


Come ci si sente a essere sotto contratto con un editore americano, riesci ancora a camminare a livello del suolo? 

“Cerco di non pensarci, anche se di strada devo ancora percorrerne! Diciamo che mi sono concentrato totalmente sul nuovo romanzo, cercando d’incanalare l’adrenalina nella composizione. Ovvio che per ottenere un eventuale successo sul mercato letterario americano bisognerà avere un prodotto di livello superiore alla mia prima opera d’esordio. Volo a New York proprio per questo, per capire se la prima stesura del romanzo è adeguata.”  

Hai avuto modo di parlare con Albert Zuckerman, cosa l’ha colpito delle tua qualità di scrittore? 

“Questo bisognerebbe chiederlo a lui. A parte gli scherzi, forse lo stile asciutto e giornalistico che accompagna la mia scrittura. Questo permette di essere più traducibile in lingua inglese rispetto a molti altri - sicuramente più meritevoli - autori italiani. Oppure semplicemente l’ardore nel credere che i sogni prima o poi possano veramente avverarsi. Alla fine tutto è nato da una semplice mail.” 


A che punto sei con il nuovo romanzo? 

“Prima bozza conclusa, correzioni primarie fatte: per fortuna, altrimenti non sarei riuscito a partire per gli Usa. Il libro diciamo che è pronto, adesso si tratta di rifinirlo per renderlo ancora più adeguato al mercato.” 



E con la lingua: lo scrivi anche in inglese o ti farai aiutare da un traduttore? 

“Scrivo sempre in italiano, poi si procede alla traduzione. Non riesco a pensare in inglese, forse un giorno ci riuscirò. Ora mi viene più immediato scrivere in italiano e poi tradurlo.” 


Dal punto di vista editoriale hai notato delle differenze tra il mercato americano e quello italiano, o è ancora prematuro? 

“E’ ancora prematuro. Forse fra qualche mese potrò risponderti a questa domanda. Intanto posso dirti che c’è molta più meritocrazia nel sistema.” 


Nella precedente intervista avevi confessato che Ken Follett è il tuo scrittore ispiratore. Ora che lo hai conosciuto puoi dirmi cosa ti ha detto? 

“E’ una persona splendida e non lo dico per reverenza. Molto spesso quando hai l’opportunità di conoscere dei personaggi di caratura nazionale o internazionale, rischi di scontrarti con il loro essere poco cordiale e alla mano. Mi è successo spesso. Invece è una persona normalissima, un uomo elegante e di alta classe. Quanto a quello che ci siamo detti non posso svelarlo, perdonatemi… Sono segreti del mestiere! Comunque sia averlo incontrato, non da normale fan bensì da autore, è stata una soddisfazione enorme.” 


Il mio blog parla in larga parte di libri, ora mi piacerebbe riprendere un attimo un meme che circolava tempo qualche mese fa su facebook dove, dopo aver scelto dieci libri fondamentali, bisognava taggare un po’ di gente. Mi dici, senza taggare nessuno, i dieci libri che ritieni siano stati fondamentali per la tua formazione? 

“Volentieri, li inserisco in ordine cronologico e di crescita “personale e letteraria”. Considerate che spazio molto fra i generi, quindi non preoccupatevi! 
1) Il giornalino di Gian Burrasca (Primo libro letto integralmente in vita) 
2) La Tregua di Primo Levi 
3) Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust 
4) I promessi Sposi (scoperti al liceo e riletti integralmente dopo l’università) 
5) Lo scudo di Talos di Valerio Massimo Manfredi 
6) Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia 
7) Il Club Dumas di Arturo Pérez-Reverte 
8) La cruna dell’ago di Ken Follett 
9) I pilastri della Terra di Ken Follett 
10) Infine direi, in decima posizione, “Il Suggeritore” di Donato Carrisi. Pure lui un autore che stimo e che ho conosciuto personalmente. Un’altra persona umilissima e dalle grandi doti.” 


Una domanda, non proprio, da fare a una scrittore, ma che ritengo molto importante per quanto riguarda il brand che può rappresentare. Tu hai una pagina facebook, ecco: mi dici come ti rapporti con i canali dei social media? 


“Personalmente la ritengo un’ottima vetrina divulgativa, lo considero più che altro un mezzo per raccontare il mio lavoro giorno dopo giorno ai lettori e a chi mi segue. La pagina Facebook (LucaTomBilotta) è cresciuta moltissimo in questo anno di pari passo con il mio sito internet ufficiale (www.lucatombilotta.net). Ma rispetto a quest’ultimo, i social network permettono di dare un’idea più umana e meno formale di quello che sono. Un ragazzo normalissimo.” 


Come ti vedi tra dieci anni? 

“Più forte di oggi e più sicuro delle mie possibilità. Nel bene e nel male, intendo dire. Perché fra dieci anni saprò realmente se la scrittura ha fatto parte o meno (e se continuerà a farne parte) della mia vita. Se veramente questa si può definire la mia professione definitiva. In caso contrario sarò comunque una persona felice, perché avrò provato fino alla fine a raggiungere i miei sogni e obiettivi. Poi, ovviamente, mi auguro di costruire una famiglia con la persona che amo e di essere felicemente sposato con figli. ” 


Ti ringrazio e ti chiedo una ultimissima cosa: esiste il sogno americano

“No, non esiste così come viene inteso normalmente in Italia. Esiste l’opportunità americana, ma per coglierla bisogna avere le doti necessarie, sgomitare e sudare. Solo sapendo cogliere “l’opportunità americana” si ottiene, presumo, “il sogno americano”. Ma per quest’ultimo non saprei ancora darti una risposta. Appena lo vivrò, vi farò sapere!”

Grazie per la lettura!

10 commenti:

  1. In bocca al lupo a Luca Tom Bilotta e grazie a te per avermi fatto conoscere un altro bel personaggio,terrò a mente il suo nome per la mia prossima visita in libreria :-D

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  2. Se non sbaglio, Ferru, questa è la prima volta che non hai fatto la domanda telepatica che in genere troviamo alla fine di ogni tua intervista, ma credo d'aver capito che non ce n'era affatto bisogno perché ho notato che tra voi due c'è stata una buona armonia. La stessa intesa che c'è tra il "sogno americano" e vivere la speranza dei nostri emigranti in cerca di un'opportunità: " 'Na valigia, 'nu biglietto, e vaje a circà furtuna a n'ata città". Auguro Buon Viaggio a Luca Tom Bilotta e un: in culo alla balena!

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    1. è la seconda volta che intervisto Luca, la domanda telepatica l'avevo fatta allora

      grazie Jennaro

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  3. Ken Follett e Arturo Perez-Reverte... mi piace questo ragazzo, abbiamo gusti simili :-D

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  4. Ha citato, tra i dieci libri, alcune opere che amo anche io **

    Moz-

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  5. Il nuovo progetto potrebbe interessarmi parecchio *__* > mondo del jazz anni '30!!!

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