Settimana scorsa ho partecipato a un gioco esperimento sul blog Penna Blu di Daniele Imperi - uno dei migliori e tra i più frequentati blog letterari italiani.
Non ho potuto pubblicizzare il gioco perché avrei potuto influenzare i partecipanti e i lettori. Si trattava di indovinare il sesso di nove brani letterari.
Qui i risultati.
Ho partecipato inviando l’incipit di un romanzo breve in fase di stesura finale. Ancora qualche mesetto di lavoro.
Per il momento non ho neppure un titolo definitivo e il racconto deve superare ancora tutta la fase di editing. Ma sono fiducioso perché chi ha avuto modo di leggerne qualche parte ne è rimasto ben impressionato. Come buona impressione ha fatto l’incipit che aggiungo. Potete dire la vostra:
Non ricordo quasi niente di mia madre.
Quando mi presero e mi portarono via succhiavo ancora dai suoi capezzoli.
Ora non chiedetemi se fosse bella e neppure se mi somigliasse: è difficile ricordarlo e non credo abbia importanza.
Non ricordo nulla neppure dei miei fratelli, a parte il colore nero di uno di loro: in quei pochi giorni che passammo insieme non facemmo altro che sospingerci per trovare il posto migliore adatto a succhiare.
Così le reminiscenze più lontane che possiedo, utili per partire a raccontare questa storia, mi portano dentro una vasca da bagno bianca illuminata dai raggi del sole che filtravano dalla finestra aperta.
Doveva essere la stanza da bagno di una piccola mansarda di Milano visto che in seguito risentii parlare di quella città, ma non posso dirlo con certezza: non sono più stato in quel posto dopo quella volta.
Restai lì dentro tutta la mattina, senza sapere cosa stesse succedendo, con una ciotola piena d’acqua, un piattino con delle fette di prosciutto cotto e gli uccelli che ogni tanto facevano capolino sulla finestra aperta della stanza.
Mi sfiancai nel cercare di risalire e uscire fuori da quella specie di trappola smaltata di bianco e miagolavo sperando che qualcuno mi sentisse e venisse in mio soccorso.
Trascorse un tempo eterno prima che giunsesse una ragazza. Fu lei a permettermi di uscire, ma questa sciocca mi afferrò nel modo sbagliato e cercò di infilarmi in un cartone marrone.
Solo in seguito capii che non desiderava farmi del male, ma di primo acchito, d’istinto, le soffiai addosso e la graffiai.
“Ahi... sei un diavoletto!” esclamò prima di sorridere.
Era bella per essere una donna, credo.
Mi sarebbe rimasta accanto per il resto della vita.
Quindi scriverai l'autobiografia di una gatta. Lo presenterai come un testo per ragazzi, alla Bambi per intenderci?
RispondiEliminaP.S. Riguardo al concorso, se ti può consolare, a me il tuo testo non sembrava per niente scritto da una donna :D
no Ivano, nessuna storia per ragazzi. Se vuoi te ne parlo in privato...
EliminaPerché no :) Sai dove scrivermi?
Eliminaivano.landi@gmail.com
Arrivo
EliminaÈ solo colpa tua, Ferru, se mi sono confuso e ho preso quella cantonata su "Penna Blu" di asserire che il tuo racconto l'avesse scritto una donna... e questo ovviamente vale anche come complimento data la gradevole emozione provata al primo impulso leggendo il "tuo gatto", che mi ha indotto nell'errore di pensare che solo una donna potesse scrivere con tanto animo e passione.
RispondiEliminaIl mio stato attuale? In trepida attesa di stesura finale! :-)
ahhah, te lo invio quando è pronto
EliminaAvendo scoperto che il tuo testo è solo un incipit di una cosa più grande... mi è scattata la curiosità! Spero ce ne parlerai a breve :)
RispondiEliminaIn ogni caso, onorato di essere stato accanto a te e agli altri in questo gioco!
Moz-
Vale anche per me...
EliminaIl gioco è stato un ottimo gancio
Mi piace questo stralcio del tuo racconto...una curiosità Ferruccio ;) come ti è venuta l'idea di scrivere il racconto facendo parlare in prima persona un gatto ?
RispondiEliminaCose che accadono quando sono nell'inconscio da sempre, prima o poi escono fuori in maniera naturale. Certe cose sono già scritte bisogna solo contestualizzarle Marina.
EliminaGrazie