mercoledì 12 febbraio 2014

La croce sulle labbra, la scusa per un’intervista a Edoardo Rosati

Pochi giorni fa ho ricevuto a casa per posta una copia de La croce sulle labbra, il nuovo romanzo scritto dal duo di guest star nostrano composto da Danilo Arona ed Edoardo Rosati

Sul mio blog ho già avuto modo di intervistare Danilo Arona in tempi recenti, ma non Edoardo Rosati e l’arrivo del libro mi ha dato il la per disturbarlo. 

Edoardo Rosati è un giornalista specializzato nella comunicazione medico-scientifica. Laureato in medicina, ha fatto parte della redazione che ha dato vita al supplemento di Medicina del Corriere della sera, il «Corriere Salute» ma è anche responsabile delle pagine, sempre dedicate alla Salute, del settimanale Oggi
Saggista ed esperto più volte chiamato a collaborare nella redazione di enciclopedie, Edoardo è anche autore di narrativa medical horror-thriller. I suoi libri sono presenti nel catalogo di diverse case editrici. La croce sulle labbra non è la prima esperienza di scrittura condivisa con Danilo Arona


Ciao Edoardo, vado subito al sodo: com’è nato La croce sulle labbra

Amici fraterni (ho conosciuto Danilo per la prima volta nel 1977, a casa, pensate un po', del collezionista e storico del cinema di fantascienza Giovanni Mongini), io e Dan ci riuniamo per periodici brain-storming. 
Così anni fa, chiacchierando, ci si è intrufolata nella testa questa volontà di avviare un discorso “di coppia” (passami l'espressione…), di un “duo letterario” (tipo “Douglas Preston & Lincoln Child”) in un genere, il medical thriller, che come ben sappiamo è quasi esclusivo appannaggio del mercato anglosassone. 
Una sfida, insomma. 
Ero reduce, peraltro, dalla scrittura di un libro di non fiction, «Kuru - Il morbo del nuovo millennio», per Sperling & Kupfer, che aveva a che fare con i prioni, proteine diaboliche che si diffondono e moltiplicano come un virus, coinvolte nel famigerato “morbo della mucca pazza”. 
Mi sono sembrate un solido e intrigante background scientifico per costruire un plot provocatorio e realistico, ambientato nella “Milano da bere”. 
Detto… scritto! 


Danilo Arona è considerato lo Stephen King italiano, com’è lavorare con lui? 

Un'esperienza… ai confini della realtà! Dan è un maestro nel prendere pezzi oscuri della cronaca e declinarli in maniera “stornante”, con modalità narrative che gettano luce inedita e inquietante su quel certo avvenimento. 
Ha saputo tessere nel tempo un microcosmo sociale nerissimo e malsano, una specie di realtà parallela alla nostra abitata dai peggiori demoni. Un universo letterario su cui puoi lavorare con le tue idee in modi infiniti. 
Io mi ci sono calato con tutte le scarpe in questo mondo, non solo perché conosco da vecchio amico l'Arona-pensiero, ma anche perché, nel mio percorso di scrittore e giornalista medico-scientifico, ho ravvisato davvero una marea di punti di contatto con le sue visioni. Per dirtene una: nella trama che abbiamo costruito, il lettore potrà riconoscere qua e là vari episodi di cronaca vera&nera, realmente accaduti. 
Ebbene, noi stessi ci siamo sorpresi nel constatare come, inseriti fittiziamente in questa cornice medica e, diciamo così, “infettivologica”, trovassero quasi un’inquietante spiegazione... 
Quando m'incontro e lavoro d'immaginazione con Danilo, ho sempre il timore, nei giorni successivi, di aver dato corpo a qualche tulpa! 


Quali sono le difficoltà maggiori che esistono nel lavorare in coppia? 

Innanzitutto, il romanzo a quattro mani è un progetto che esige autodisciplina e “cesello” nell'editing finale. Perché il punto nevralgico del lavoro in coppia è riuscire a gestire l’uniformità dello stile, ad assicurare un'unica rotondità nella presentazione dei personaggi… 
Chi legge, in altre parole, deve percepire una singola voce narrante. Certo, non sempre è possibile, ma penso che per alcuni snodi, incisi o descrizioni sia tutto sommato legittimo comunicare al lettore la presenza di due "anime", ciascuna col proprio bagaglio di emozioni/sensazioni da trasmettere… 
E' quel tocco che, a mio avviso, crea fidelizzazione. In ogni modo, io trovo che scrivere in coppia sia una formidabile palestra. 
Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, ti ritrovi a confrontarti continuamente con originali punti di vista e a mettere in campo idee e argomenti a getto continuo. 


C’è un aneddoto da raccontare in merito alla scrittura del libro? 

A proposito del tulpa citato… 
Tre giorni prima dell'arrivo del romanzo nelle librerie, giunge la notizia di un contagio su una delle navi gioiello della Royal Caribbean: più di 600 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio, vengono colpiti da un violento agente virale. Un virus caraibico… Praticamente, il motore principale della nostra trama! «Questa è sincronicità junghiana!», mi telefona Danilo
Già… quando ti siedi a una scrivania con lui a macinare idee, succedono Cose… In senso carpenteriano


Quanto riveste la documentazione e lo studio nel realizzare un’opera del genere? 

La cornice entro cui si snoda la trama è medica. Di conseguenza, non si può prescindere, per centrare l'obiettivo della verosimiglianza, dal rispetto delle nozioni scientifiche, dall'accuratezza di certe spiegazioni (anche se coniugate in chiave “fanta”). 
Quando io e Danilo abbiamo firmato «Protocollo Stonehenge» (per MezzoTints Ebook di Alessandro Manzetti) ci siamo premurati di trattare la materia (sostanzialmente una ghost story) sul binario della detection scientifica
Perché mi piace, dal punto di vista letterario, questa commistione: un “fantastico quotidiano”, fatto di credenze e leggende antiche, culti sotterranei, visioni e presenze non di questo mondo, ma filtrati attraverso la lente d'ingrandimento della scienza attuale (e futuribile). 
Ecco: questo doppio canale (il “perturbante” da un lato e la scienza medica dall'altro) ci offre l'opportunità di mettere in risalto tutta una serie di dissonanze e di “zone morte” che sono poi i tasti con cui cerchiamo di emozionare il lettore. 
Attenzione, però: quando parlo di “scienza medica”, nel contesto dei nostri romanzi, non mi riferisco al bieco e trito ruolo della Razionalità che si scontra con l'Insolito (penso al confronto Fox Mulder/Dana Scully in «X-Files», per capirsi): c'è anche la scienza con la sua anima nera, con le sue radici misteriose, segrete, proibite, che magari traggono linfa da pratiche sciamaniche e rituali magici vecchi quanto il mondo… Come direbbe il sempre grandissimo Sergio Altieri: «We like that!!!». 


Se dovesse succedere davvero ciò che è narrato nel romanzo, in Italia, dal punto di vista medico saremmo pronti? 

Mmm, difficile fare previsioni. Se ci limitiamo all'esperienza passata (vedi la pandemia influenzale del virus H1N1, la famigerata “influenza suina”), mi verrebbe proprio da dire che ha seminato più sconquassi la paura del contagio che il morbo stesso, che si è rivelato assai meno pericoloso del previsto. 


Chi è, dal tuo punto di vista, il numero uno al mondo del medical thriller

Mi sono avvicinato a questo genere letterario/cinematografico dopo aver visto al cinema «Coma profondo», diretto da Michael Crichton, scoprendo da ragazzo che questo scrittore e regista (che già mi aveva folgorato col suo «Mondo dei robot») aveva tradotto in immagini non un suo romanzo ma quello omonimo di Robin Cook. Lui è storicamente il padre del medical thriller, non si scappa. 
E nonostante i trionfi planetari di Patricia Cornwell e Kathy Reichs, io continuo a essergli affezionato! Standing ovation a parte per Richard Preston: il suo «Area di contagio» resta un'assoluta pietra miliare! 


Le tue passioni letterarie? 

Passioni letterarie e cinematografiche. In estrema sintesi: Richard Matheson innanzitutto (definirlo un genio è riduttivo…), Michael Crichton, Jorge Luis Borges, James Ballard, Howard Phillips Lovecraft, Eraldo Baldini
Poi, piccolo inciso: ho adorato «Pasqua Nera», di James Blish, con quella sua modernissima concezione di «magia scientifica». 
Mi nutro da sempre di fantacinema globale (d'annata e contemporaneo). 
La rosa dei nomi e dei film “ispiratori” è amplissima: cito Jack Arnold, John Carpenter, Wes Craven, «L'esorcista» (eternamente inarrivabile!!!) di William Friedkin, il «Ringu» di Hideo Nakata… ma la grande guida spirituale resta lui, David Cronenberg! 


Saggistica o narrativa, dove pensi di esprimerti meglio? 

Quando hai professionalmente a che fare con le questioni della scienza medica, saggistica e narrativa - a mio modo di vedere - sono le due proverbiali facce della medesima medaglia. 
In un ambito mi cimento con le verità, i successi, i traguardi, le storie e i dibattiti della cronaca e della ricerca medico-scientifica; nell'altro - ovvero la produzione dei romanzi - cerco di calarmi nel dark side, nelle aree d'ombra, nei “sottotesti”, nei risvolti inquietanti delle notizie che coinvolgono la nostra salute… E' uno stimolante processo di osmosi tra i due campi… 
Basta, ovviamente, non lasciarsi coinvolgere troppo dal Lato scuro della Forza!  


Hai dei rituali particolari che ti accompagnano quando scrivi? 

No, direi proprio di no. Posso dirti che in genere, dopo aver impostato mentalmente la dinamica di una scena o visualizzato idealmente una certa location con i miei personaggi in campo, mi succede che quella certa sequenza parta in automatico “nella mia testa”, magari mentre sono in metropolitana… 
I protagonisti si parlano, avviano dialoghi, compiono movenze… Spezzoni di film mentali, a ruota libera… Che poi io memorizzo con qualche veloce appunto scritto. In questo modo mi ritrovo spesso, alla sera o nel weekend, a buttar giù brani in qualche modo già metabolizzati "interiormente". 


Progetti nell’immediato e futuri? 

Un romanzo sempre in team con l'ottimo Danilo! E con ogni probabilità anche un'incursione nel fumetto… ovviamente horror! Per inciso, mi ha regalato grandissime soddisfazioni il recentissimo tomo Splatter - Tutto il meglio di, edito da Rizzoli Lizard, curato dal sottoscritto, che ha riproposto al grande pubblico la formidabile avventura editoriale creata dal geniale amico Paolo Di Orazio negli anni Novanta! 


Bene, grazie mille, non ti chiedo altro e ti saluto lasciandoti alle prese con la mia solita domanda telepatica, ormai un must delle mie interviste. Vedi tu cosa rispondere.  

Sì, assolutamente sì. E' proprio quella la mia grandissima speranza… Ho percepito chiarissimo il tuo input telepatico e ho risposto senza esitare! :-))) 



Edoardo Rosati (Pescara, 1959), laureato in Medicina, è giornalista specializzato nella comunicazione medico-scientifica. Ha fatto parte del gruppo redazionale che ha dato vita al Corriere Salute, il supplemento di Medicina del Corriere della Sera

Dal 2003 è responsabile delle pagine dedicate alla Medicina del settimanale OGGI. Ha scritto numerosi libri di salute rivolti al grande pubblico (per Rizzoli, Fabbri, Sonzogno e Sperling & Kupfer). 
È anche autore di narrativa medical thriller: i racconti «Paziente Zero», per l'antologia Anime Nere (Oscar Mondadori), e «Cuori allo specchio», per il volume Le tre bocche del drago (Larcher Editore), nonché i romanzi Protocollo Stonehenge (Mezzotints Ebook), con Danilo Arona, e L'ultima vertigine (Giallo Mondadori), che ha vinto il Premio Letterario Serono

Per Rizzoli Lizard ha curato l’antologia Splatter – Tutto il meglio di, dedicata all’omonimo fumetto horror. Nel 1995 ha fondato il marchio PuntoZero, casa editrice specializzata nella saggistica rivolta al fumetto e al cinema fantastico. 
Figura tra i membri dell’Associazione Peripato, il cui scopo è ravvivare in chiave moderna la relazione tra scienza medica e cultura umanistica.

6 commenti:

  1. Beh, non avevo mai pensato di informarmi su come funzionasse un romanzo a due mani, sai?
    Grazie per l'intervista^^

    Moz-

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  2. Bellissima intervista. Consentimi di inviare un grosso "in bocca al lupo" al dott. Rosati affinché si realizzi la sua "grandissima speranza", che presumo delizierà anche noi lettori :-)

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  3. Grazie a te, Ferruccio, per l'ospitalità e a tutti voi per l'attenzione squisita! E' un piacere e onore essere presente in questa bellissima vetrina! Alla prossima!
    Edoardo

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