giovedì 6 febbraio 2014

Il mondo letterario di Stefano Pastor

Ho conosciuto Stefano Pastor ai tempi in cui ero solito postare racconti in un forum letterario. Lui faceva lo stesso. 

Be’ si capiva subito che era uno scrittore di razza, con una personalità ben definita e chiara. Il tempo lo ha confermato. 

Vincitore di vari e importanti premi letterari Stefano è ormai uno scrittore conosciuto e molto prolifico: l’ultima sua fatica è il romanzo Figli che odiano le madri

Ho il grosso privilegio di ospitare quindi un vero professionista della parola scritta. 


Ciao Stefano e grazie: non ci giro attorno, quanti libri hai pubblicato sino a ora? 

Ciao Ferruccio. Dunque, a un rapido conteggio 14
Undici romanzi, di cui uno sotto pseudonimo, due raccolte e un’antologia (come autore oltre che come curatore). Ho anche partecipato a varie antologie, solo come autore. Possono sembrare tanti ma in realtà ne ho molti di più ancora da pubblicare


Il romanzo che hai scritto al quale sei più legato? 

Premetto che i miei romanzi preferiti non sono necessariamente quelli più belli, questo sono i lettori che devono deciderlo. Purtroppo le storie che amo di più sono ancora tutte inedite. 
Tra quelli pubblicati mi sento più legato a “Il giocattolaio”, uno dei primissimi che ho scritto, e alla novella “Lizzi Bizzi e la Strega Rossa”, contenuta nell’antologia “Favole della mezzanotte
Comunque mi piacciono quasi tutti i libri che ho scritto (con un paio di eccezioni). 


Tu sei molto prolifico: scrivi una storia alla volta o mandi avanti diversi romanzi nel medesimo tempo? 

Scrivo sempre una storia alla volta, ma mi capita ogni tanto (diciamo fin troppo spesso) di abbandonarla a metà dell’opera. 
In alcuni casi queste storie le ho riprese e le ho portate a termine, ma il risultato finale non è mai eccelso. Di certo quelle che scrivo di getto sono più spontanee. 


Hai dei rituali che ti accompagnano quando scrivi? 

L’unico mio rituale è il silenzio, ma è difficile da trovare. Se sono disturbato fatico a concentrarmi e la resa è minore. Nient’altro. 


La tua narrativa spazia molto attraverso i generi: ma qual è quello che preferisci? 

Io preferisco il genere fantastico, in cui sono libero di esprimermi in totale libertà. Purtroppo non è facile trovare un editore per questo genere di libri. Ottengo più successo con i thriller
La fantasia ha comunque grande importanza in ogni mia opera, talvolta a discapito del realismo. 


Orario migliore per scrivere? 

In teoria sarebbe la mattina, ma non ci sono mai riuscito. Scrivo di pomeriggio, e talvolta anche di sera. 


Tu hai pubblicato con diverse case editrici. Come vedi la situazione del mercato editoriale in Italia? 

Abbastanza catastrofica, direi. A parte la costante diminuzione dei lettori, le case editrici preferiscono puntare su esordienti puri. Questo perché i librai tendono a lesinare le ordinazioni con autori di cui conoscono già il potenziale. 
Sempre per questa ragione, salvo casi rarissimi, il secondo libro di un autore incassa sempre meno del primo. Occorrerebbe una partenza col botto, ma sono davvero pochi quelli che ci riescono. 


Cartaceo o eBook? 

Come lettore scelgo eBook, ormai non leggo altro. Come autore sicuramente cartaceo, ha un’altra estetica e credo che non morirà mai. 


Ti va di raccontare un aneddoto legato alla tua esperienza nel campo letterario? 

Gli aneddoti dovrebbero essere divertenti, ma i miei non lo sono molto. Posso raccontare la genesi del Giocattolaio, non allegra ma istruttiva. Dunque, io l’ho presentato al Torneo IoScrittore, e alla fine del torneo mi sono arrivate le valutazioni degli altri autori/lettori. 
A quel tempo il libro si chiamava “L’illusione”, ma in una valutazione mi veniva consigliato di cambiare il titolo ne “Il giocattolaio”. Questo perché l’autore della valutazione ricordava di aver letto un libro bellissimo di Doris Lessing chiamato The Magic Toyshop, che l’aveva molto colpito e in cui aveva trovato le atmosfere del mio romanzo. 
Senza voler offendere l’autore della valutazione, per altro molto positiva, io l’ho ritenuta un’assurdità. In primo luogo io quel libro l’avevo letto, non era del premio Nobel Doris Lessing, bensì di Angela Carter, scrittrice femminista molto allegorica. 
Non mi era piaciuto granché e non aveva alcuna attinenza né somiglianza col mio libro, a parte che in entrambi c’era un negozio: un banco di pegni nel mio e un negozio di giocattoli nel suo. Il titolo suggerito non aveva senso, perché nel mio libro non c’erano giocattolai né nulla che avesse attinenza con i giocattoli. 
Quando l’editore Fazi ha acquistato il libro, però, è stato deciso di chiamarlo “Il giocattolaio”, perché era così che “il pubblico” voleva che si chiamasse (ovvero quell’unica valutazione). 
Di conseguenza bambola inquietante in copertina e scritte adeguate. Non potendoci mettere un giocattolaio, mi sono accontentato di citarlo in una sola occasione. 
Inutile dire che quella copertina non mi rappresenta e fatico a riconoscere il libro come mio. 


C’è qualche scrittore italiano o straniero che ti ha influenzato? 

In gioventù sono stato molto influenzato da autori stranieri. Il mio preferito era Dean Koontz, ma ho amato un’intera generazione di autori horror anni 80-90 (Robert McCammon, Dan Simmons, Anne Rice). 
Un posto speciale occupa H.P. Lovecraft, che ho sempre adorato (anche se come stile non era il massimo). 


Il più grande scrittore italiano del momento? 

Mi rifiuto di rispondere. Me ne piacciono parecchi, ma nessuno che sia in grado di considerare “il più grande”. 
Ho già cambiato idea molte volte. (Lo so che ti aspettavi che rispondessi: IO!). 


Che consigli daresti a degli esordienti? 

Armarsi di costanza e pazienza. Nonostante quello che dicono in giro fare gavetta per costruirsi un curriculum è inutile. Può servire per migliorare il proprio stile, ma non per trovare un editore. Occorre mettersi in gioco continuamente, partecipando a concorsi. 
Puntare agli editori più importanti, anche se le speranze sono minime. Trovarsi un agente, ma solo se si è davvero certi di aver scritto qualcosa di buono, altrimenti si rischia di finire spennati. Se c’è stoffa prima o poi arriverà l’occasione giusta. Quando accadrà bisognerà saperla sfruttare, altrimenti sarà stato tutto inutile. 


Progetti? 

Ti stupirà, ma al momento non ne ho. Ho tirato i remi in barca già da qualche mese. Dopo sessantacinque mesi passati a scrivere (e sessantacinque libri prodotti) mi sono reso conto che non vivrò abbastanza per vederli pubblicati tutti. 
Per quanto trovi la scrittura appagante, è sconfortante scrivere storie che probabilmente nessuno leggerà mai. Quindi, anche se le idee non mancano, preferisco revisionare e rifinire quelli già scritti, nella speranza di vederli un giorno pubblicati. Non è piacevole come scrivere, ma è un lavoro che va fatto. 


Bene, non ti chiedo altro, ti ringrazio e ti saluto lasciandoti alle prese con la mia solita domanda telepatica, ormai un must delle mie interviste. Vedi tu cosa rispondere. 

Dunque, mi hai chiesto che ne penso dell’auto-pubblicazione, vero? È un argomento molto controverso. All’inizio ero contrario. Pubblicarsi da soli era come arrendersi, rifiutare il confronto e la competizione. Soprattutto scansare il giudizio degli altri. Adesso che conosco meglio il mercato editoriale sono più favorevole, non mi dispiacerebbe essere editore di me stesso e non dover più accettare compressi. 
Purtroppo è troppo tardi, ormai il mercato è stracolmo di libri auto-pubblicati, ne escono a decine ogni giorno, se non addirittura centinaia. Persino autori conosciuti passano inosservati e non vendono quasi niente. Quindi una risorsa che avrebbe potuto essere importante ma che è fallita prima ancora di iniziare.

4 commenti:

  1. Bella ed interessante intervista, complimenti Ferrù!
    E complimenti anche al sig. Pastor, che conoscevo di nome :)

    Moz-

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  2. Intervista molto interessante e anche utile. Tra tutte mi colpisce in particolare la frase "Dopo (...) sessantacinque libri prodotti mi sono reso conto che non vivrò abbastanza per vederli pubblicati tutti." Una dichiarazione molto lucida che mi è rimasta dentro dal momento in cui l'ho letta.
    Complimenti a entrambi:-)

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