giovedì 10 ottobre 2013

Il libro è morto, viva il libro

Credit Cityprojet
Un articolo uscito ieri su Il Sole 24 Ore disegna una situazione drammatica se non disastrosa per quanto riguardo l'andamento del mercato nazionale del libro. 

Già nel 2012 l’annata era risultata avvilente con un calo delle vendite che si aggirava attorno al sette, otto per cento

La situazione non è  migliorata affatto nei primi otto mesi del 2013 e i dati registrano un ulteriore calo del 5,4% (rispetto allo stesso periodo del 2012) nei vari canali di vendita classici, come librerie, store online e grande distribuzione

L’unico comparto in positivo del settore (senza sciorinare dati) sembra essere quello degli eBook, ma naturalmente la situazione generale non viene risollevata neppure con il mercato digitale. 

Ora di fronte a questi dati uno pensa: vale ancora la pena di scrivere

L’acculturamento generale, l’avvento della tecnologia e di programmi di videoscrittura e di impaginazione sempre più semplici ha diminuito notevolmente le difficoltà pratiche e oggettive per realizzare un libro e moltiplicato in maniera esponenziale il desiderio delle persone di provare a scrivere il proprio capolavoro da dare in mano ai lettori. 

Il risultato è che ci sono sempre più scrittori che scrivono e pubblicano e sempre meno lettori che comprano e leggono. 

Ora un mercato inflazionato in un tal modo non aiuta nella scelta di cosa leggere (le proposte sono tantissime per ogni tipologia), e neppure aiuta - cosa più importante - il lavoro di effettiva qualità a emergere sulla massa, anche perché le possibilità economiche di pseudo-autori provenienti da altri settori spesso la fanno da padrone in quanto a visibilità negli scaffali e nelle azioni di marketing

Insomma ho la netta sensazione che lo scrittore, nella sua accezione romantica, sia sempre più una figura fine a se stessa, con una produzione che al massimo, se è fortunato, potrà essere letta da qualche amico stretto e affezionato o da qualche parente particolarmente legato (che magari ricevono il libro in regalo). 

Una brutta situazione a ben vedere tanto che il sottoscritto si trova a chiedersi se ha ancora senso usare qualche ora del proprio tempo per scrivere una paragrafo o una pagina di un racconto con la speranza di ottenere qualcosa in più di una semplice gratificazione personale

Insomma il libro è morto, viva il libro!

12 commenti:

  1. Ne stavo giusto leggendo altrove. Sarei tentato di leggere il rapporto per intero, ma non sono certo di volerci spendere 12 euro. Mi sento di condividere la tua analisi sulla figura dello scrittore "romantico", tanto che mi chiedo se una tale figura è mai esistita veramente o è una sovrastruttura creata in tempi relativamente recenti. Leggevo l'altro giorno che gli editori talora pubblicano consapevolmente libri che andranno in perdita, per avere maggiore visibilità sugli scaffali. A quanto ne so, sono pochi gli editori che hanno scelto la strada della decrescita - rimarranno schiacciati? Gli unici vincitori sembrano Newton Compton e gli autori-editori, presi nel loro insieme, perché sicuramente per loro il digitale rappresenta l'opportunità di passare da zero a n copie vendute (con "n" che va da una manciata a qualche centinaio, immagino).
    Io intanto continuerò a leggere. E a scrivere, tanto fino a che non rubo lo spazio a qualche opera meritevole non mi sentirò in colpa! ^^

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    1. D'accordo, d'accordo. La vedo allo stesso modo in fin dei conti. Più che altro il mio Vale ancora la pena scrivere è una provocazione. Conosco gente che si sente bestsellista nato e che forse questi dati dovrebbe valutarli per fare un bagno d'umiltà. Se vuole campare di scrittura bisogna vedere lo scrittore con un'altra ottica

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  2. Scrivere dovrebbe essere una soddisfazione in se, essere letto anche, prescindendo dai numeri. Personalmente provo un piacere enorme ogni volta che ricevo qualche commento positivo, ma di sicuro parliamo di piccole cose, lettori che non superano le duecento unità. Per me è più che mai gratificante. Per gli altri non so ;-)

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    1. Certo Ariano, per quello che ti conosco ti credo, ma quanti sono sinceri e si accontenterebbero di una semplice pacca sulle spalle?

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  3. Secondo me il romanzo (molto meno il trattato) è un mezzo del secolo scorso o anzi del millennio scorso. Vecchio noioso bistrattato e sorpassato da mezzi di comunicazione più veloci. Quel poco che rimarrebbe da salvare (il racconto di storie e la capacità di suscitare emozioni con la parola scritta) è stato fagocitato da un'editoria troppo impegnata a cercare di sopravvivere invece che a cercare di proporre qualcosa di valido.

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    1. Penso che la narrativa (il romanzo) ha bisogno di nuove forme di espressione

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  4. Mi piacciono però le autoproduzioni, segno che c'è ancora una componente umana da qualche parte

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  5. è decisamente avvilente... ma chi scrive con passione probabilmente continuerà a farlo poiché una passione - anche se può ricevere gratificazioni esterne, che non guastano - la si coltiva fondamentalmente per sé.

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  6. Non so di sicuro come sono i bilanci di librerie & company,ma ti posso assicurare che in tanti ancora acquistano i libri,perlomeno io vedo sempre tanti clienti che comprano i libri,clienti che,come me,preferiscono leggere da un "caldo" libro,persone che preferiscono avere tra le mani qualcosa di reale,di carta e non un freddo schermo,schermo che non ti fa immergere completamente nella storia,schermo che non riesce ad avvolgere l'anima del lettore;alla tua domanda se vale ancora la pena di scrivere un libro,io ti rispondo di si,ne vale la pena Ferruccio !

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