Nelle scorse settimane mi è capitato sotto gli occhi una vecchia recensione di Ucronie impure: la raccolta di racconti ucronici scaturiti dal concorso che Alessandro Girola organizzò qualche anno fa.
Tra i recensiti naturalmente c’è anche il mio racconto La fine della diaspora…
Be’ veniamo al punto.
Premetto che di solito non contesto le voci critiche, belle o brutte che siano cerco sempre di accettarle, in special modo quando sono fatte con impegno e preparazione, ma questa volta, complice il fatto di averla letta con anni di ritardo, non mi è piaciuta per nulla la superficialità con cui è stata recensita la storia e ho bisogno di parlarne anche per una semplice rimozione personale.
Non parlo della qualità del racconto naturalmente, ognuno è libero oggettivamente di trovare tutte le pecche possibili e io non mi ritengo un maestro del settore, ma quando il lavoro di analisi (e questo vale per tutte le recensioni) è fatto in maniera molto soggettiva, superficiale e fuorviante, merita una controcritica a cominciare, nel mio caso, da come è stata analizzata l’idea ucronica, fulcro del racconto (non linko la recensione, tanto per chi lo desidera è facilissimo recuperarla, basta un semplice copia e incolla - le scritte in rosso sono prese dal post originale):
Gli indiani hanno perso la battaglia di Little Big Horn e sono stati sterminati. Il generale Custer è diventato dittatore di tutto il Nord America, e i pochi pellerossa sopravvissuti sono dovuti sfuggire in Europa. Ora Custer sta per arrivare in Francia, e l’esule Bill Orso Feroce prepara la sua vendetta.
In realtà l’idea ucronica è questa:
Gli indiani hanno perso la battaglia di Little Big Horn e sono stati sterminati. Il generale Custer è diventato dittatore di tutto il Nord America, e i pochi pellerossa sopravvissuti sono dovuti sfuggire in ogni dove (non solo in Europa). Ora Custer sta per arrivare a Trieste per stipulare un patto con gli Imperi Centrali (siamo alla vigilia della prima guerra mondiale). Patto che lo spionaggio francese vuole impedire per ovvi motivi e per farlo organizza un attentato con un kamikaze Lakota.
Probabilmente non avendo analizzato a fondo l’idea di base è ovvio che anche le domande poste sulla realizzazione del racconto e le considerazioni seguenti risultino molto superficiali, condite, per far scena, da un uso spropositato della terminologia:
Questo racconto mi lascia perplesso. Invece che concentrarsi sulla parte importante della storia (l’assassinio di Custer)…
Perché importante?
... ci fa un racconto – anche piuttosto infodumposo – sulla preparazione dell’attentato.
In realtà anche al piano è dedicato poco spazio; perdipiù si tratta di reminescenze di Bill
Quando ho scritto il racconto trovavo molto più importante e vitale lo stato d’animo del protagonista: un esule che sta sacrificando la propria vita (un personaggio da niente a quanto pare per il recensore)
qualche informazione sulla situazione storica, e una buona dose di As you know, Bob (ecco l’infodump).
Il racconto ‘vero’ non arriva mai.
Be’ capisco, basta non leggerlo o leggerlo con le fette di salame sugli occhi.
Il contesto stesso, è anonimo quant’altri mai. Con poche modifiche periferiche, invece di indiani in esilio che vogliono ammazzare Custer...
Non sono gli indiani che vogliono ammazzare Custer, è lo spionaggio francese
... potrebbe trattarsi di ebrei in esilio che vogliono ammazzare Hitler o di cinesi esuli che vogliono ammazzare i Giapponesi invasori, e non si noterebbe la differenza. Inconsistente.
In conclusione ritengo che quando non si possiede la sensibilità e la cura e e non si è pazienti nel leggere attentamente un racconto, l'inconsistenza arriva dalla critica. Valutare un lavoro e classificarlo scadente mettendo in evidenza magagne ed errori, con cura e precisione, è lecito e anche auspicabile, ed è quello che ogni autore vorrebbe succedesse per aiutarlo a crescere. Ma quando il tutto è presentato con supponenza, idee strampalate e poca attenzione e sopratutto per sentito dire ciò che se ne trae e solo un grande mancanza di rispetto verso l'autore, scarso o bravo che sia!
Non sono gli indiani che vogliono ammazzare Custer, è lo spionaggio francese
... potrebbe trattarsi di ebrei in esilio che vogliono ammazzare Hitler o di cinesi esuli che vogliono ammazzare i Giapponesi invasori, e non si noterebbe la differenza. Inconsistente.
In conclusione ritengo che quando non si possiede la sensibilità e la cura e e non si è pazienti nel leggere attentamente un racconto, l'inconsistenza arriva dalla critica. Valutare un lavoro e classificarlo scadente mettendo in evidenza magagne ed errori, con cura e precisione, è lecito e anche auspicabile, ed è quello che ogni autore vorrebbe succedesse per aiutarlo a crescere. Ma quando il tutto è presentato con supponenza, idee strampalate e poca attenzione e sopratutto per sentito dire ciò che se ne trae e solo un grande mancanza di rispetto verso l'autore, scarso o bravo che sia!
Del resto quando si tratta di recensori fanfaroni, che hanno imparato quattro concetti a pappagallo (infodump, POV etc), non ci si può aspettare altro. Inoltre in questo caso il pregiudizio è evidente, perché il tizio in questione è uno che ha preso di mira le miei iniziative da tempo.
RispondiEliminaDel resto basta però dare un'occhiata al suo blog, un coacervo di idiozie pretenziose e stupidamente provocatorie, per capire lo spessore (nullo) e la credibilità (nulla) di questo blogger.
Giuro che non lo conoscevo, questa recensione è stata un fulmine a ciel sereno (lo dico in senso buono)
Eliminaper esprimere dei concetti sensati, quali una critica, occorre una certa cultura.
RispondiEliminaPurtroppo quella non la si può acquisire leggendo un manuale o internet
Ti quoto in pieno Cristiano
EliminaStrana recensione,deve essere per forza uno scherzo...no?
RispondiEliminaCome si può reputare un racconto "Scritto male" con la pretesa che non è andato come si vuole?
La parte importante del racconto/romanzo/libro la decide lo scrittore, non chi lo legge
Pensare davvero che un racconto sia scritto male perchè non va come voglio è un'assurdità.
Non credo che questo tipo abbia molta pratica con il concetto di "critica letteraria" o "critica" in generale.
Più che una recensione la ritengo un'opinione, ma in quel caso sarebbe necessaria una premessa da parte dell'autore dell'articolo
EliminaA suo tempo mi lessi tutte le recensioni del tizio su racconti di Ucronie Impure; e quasi nessuno e uscì bene. Non prendertela, non più di tanto intendo. Ah, una cosa... i racconti che lui bocciava senza pietà a me piacevano, e viceversa. Mi devo preoccupare, non sono un buon recensore?
RispondiEliminaQuesta l'ho scoperta nei giorni scorsi e sinceramente è la sola che mi ha sbalestrato
EliminaHai completamente ragione Ferruccio, e hai fatto bene a sfogarti spiegando cos'è successo in questo post. Chissà se il recensore risponderà in qualche modo ;)
RispondiEliminaMa non è uno sfogo, diciamo che questo post mi serve per dare un giusto peso alle critiche che girano sul web
Elimina"Il problema principale dell’antologia è la mancanza di un editing finale dei racconti vincitori; quello che, ad esempio, il Duca ha promesso e imposto ai finalisti del suo Concorso Steampunk."
RispondiEliminaIo direi di chiamare "Chi l'ha visto?".
O al massimo, vista la serietà dei personaggi in questione, farsi una grossa risata. :D
:-) ridiamo
EliminaMi sovviene una celebre frase 'Parlate di me, anche male, purché parliate di me' ... non vorrei che questo recensore si sia trovato un modo per farsi notare nel mucchio ... e infatti ... siamo qui a parlare proprio di lui! ;)
RispondiEliminaè probabile che sia così
Eliminastavo proprio scrivendo la stessa cosa di micol.. =)
RispondiElimina:-)
EliminaCi sono tanti critici, opinionisti e personaggi pubblici che sparano sentenze, snocciolano opinioni senza una conoscenza completa dell'argomento e dopo una lettura superficiale.
RispondiEliminae con la superficialità danneggiano gli altri
EliminaPenso che in tutte le situazioni , ci siano persone che parlano tanto per parlare vedi in politica ad esempio, quindi non stupisce che anche in letteratura ci siano alcuni che pensano di saperne piu' degli altri e criticano un po' a "vanvera" .
RispondiEliminaGià, deve essere così
EliminaPer esempio, anche a me resta molto più facile criticare un racconto che dargli vita scrivendolo, anzi, datemene uno e io vi trovo subito un idiota che lo stigmatizzi un po'. :-)
RispondiEliminaCredo sia così, Jennaro!
EliminaSupponenza e superficialità sono i termini che meglio rispecchiano certi sedicenti critici. Sedicenti perché per esserlo occorre certamente la conoscenza, certamente ancora il saper motivare validamente la critica mossa e che sia sempre costruttiva, non partire mai prevenuti, diversamente meglio tacere. Mi sembra poi ovvio che occorra anche leggere con attenzione e comprendere il testo prima di avanzare pareri.. che siano essi positivi o negativi.
RispondiEliminaSono stato molto gentile
EliminaMi piace tanto leggerti perchè pubblichi degli articoli mollto interessanti,anch'io sono pineamente d'accordo che prima di emetter giudizio bisogna avere una buona conoscenza del testo.
RispondiEliminaNaturalmente:-)
Elimina