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Nei giorni scorsi mi è giunto un commento da parte di Mattia Guerini inerente al post Dieci scrittori verso cui sono choosy.
Il commento per motivi tecnici della piattaforma di blogger e diviso in due parti e sempre per motivi tecnici dovuti a errori di blogger non è più possibile vederli e leggerli senza capitare nel frame dell’articolo apposito.
Trovando, tuttavia, notevole il contenuto e anche l’impegno di Mattia nel postarlo ho pensato di proporlo come guest post, perché i commenti molte volte sono più interessanti dei post stessi e un po’ anche per riportare alla luce un articolo che aveva ottenuto un discreto successo.
Ringrazio Mattia e il suo lavoro:
Ciao, scusate l'intrusione in una pagina così datata (5 mesi (sic)) che non leggerà più nessuno, ma è il post con i commenti più educati di tutta internet che leggendoli mi è venuta voglia di fare parte anch'io di questa cricca felice, dando la mia opinione. Prima volta che mi succede. Ecco la mia, umile e inutile: credo dipenda da Quando li leggi (e quindi da Chi (quale me\te stesso) li legge).
Potrei chiudere così questa banalità, ma la argomenterò un po': per esempio L'alchimista l'ho letto che avevo tredici anni e mi ricordo che mi era piaciuto molto; l'ho riletto 'in seduta' quando avevo sorpassato da poco i venti e l'ho riempito di sottolineature e di appunti, la maggior parte del tipo "ma questo è fuori", "ma come si può scrivere una cosa del genere???", "non credo proprio, dude...", ecc. vergognandomi un pochino del mio giudizio precedente.
Hesse mi piace di più: a parte gli ovvi Siddharta e il Lupo, che ogni volta che rileggi sono diversi sia in positivo che in negativo, Demian e L'ultima estate di Klingsor li ho proprio sentiti, ma anche qui secondo me è perchè li ho letti nel momento perfetto per essere fruiti; se leggessi Demian adesso non saprei che farmene.
Saul Bellow, letto solo Re della Pioggia: piaciuto.
Faletti: persa la novità di Io Uccido perché un coglione mi disse chi era l'assassino, ho letto Fuori da un evidente destino e Io sono Dio e non mi hanno coinvolto granché, posto che mi sembra che l'autore, chiunque esso sia, ricopi bene gli stilemi dello stesso filone in veste americana.
Tamaro: letto VDTPIC a scuola: booooring, ma anche questo può derivare da premesse errate; dubito che mai lo rileggerò comunque.
Allende: non mi è dispiaciuta: una volta che hai accettato il gioco e il realismo magico e tutto quanto e non alzi troppo le pretese mi sembra godibile; certo non è Marquez.
Moravia mai letto; ma chi l'ha letto me ne ha sempre decantato le lodi (sei la prima voce fuori dal coro che sento, seguita da alcuni dei tuoi commentatori) e fatto venir voglia di leggerlo; non l'ho ancora 'attaccato' perché mi dà l'idea di dover esser letto quando sarò un po' più adulto, di testa oltre che anagraficamente
Capitolo Fabio Volo: lo odio! (per invidia ovviamente, un senza talento che vende più di tutti quelli bravi messi insieme) Ma non fu sempre così: comprai il primo Esco a fare due passi fresco di stampa senza sapere chi fosse l'autore (avevo 18anni e c'era una foglia di maria in copertina, come resistere?) e lo lessi tipo 3 volte in una settimana:"parla di me, sono io, cazzo!", era come leggere il futuro. Mi avventai sul secondo Una vita che ti aspetto, e dopo le prime pagine fiuuu (è un sospiro di sollievo, ndr), parlava ancora di me (io ero nei primi anni di sbandamenti all'uni, quindi...), ma già verso metà incominciavano le avvisaglie che qualcosa non era come credevo, come se dopo un paio di mesi che esci con una ragazza che ti sei fatto la prima volta nel bagno di un locale lei ti costringesse a passare tutte le domeniche con i suoi genitori e stendesse un piano di battaglia che ti porterà a visitare tutti i negozi di abbigliamento nel centro e provincia per i prossimi 374 weekend: "e tu chi sei?". Al quinto o sesto capitolo di Un posto nel mondo (questo titolo su un 22enne può fare ancora breccia) feci un accordo con lui: "a te ti finisco, ma del tuo autore non leggerò mai più niente". E così feci.
Su Kafka....non inizio neanche perché la disamina sarebbe pantagruelica. Diciamo che in quanto depresso cronico lo adoro; ma capisco benissimo il tuo punto di vista quando dici che ti deprime, America per esempio mi sembra un giro sulle montagne russe dove ci sono solo salite e fine giri; non so se sono riuscito a rendere l'idea; probabilmente no. Però il genio (parola abusata, mi spiace) mi sembra indiscutibile, considerando poi che scriveva "a caso", in senso positivo, se capite cosa intendo.
J.R. (innominabile): La profezia di Celestino è semplicemente il secondo libro più ridicolo che abbia mai letto. Battuto solo da un libro che lessi fino alla fine solo perché venni sfidato a farlo e che è inarrivabile in quanto a idiozia (sono sicuro che è anche peggio di tutti i libri dei vari personaggi televisivi e di quelli dei personaggi televisivi che hanno scoperto nostro signore di sta cippa messi insieme, che 'purtroppo' non ho letto): "Il libro dei desideri. Le 7 regole d'oro per trasformare i sogni in realtà". Leggetelo, ve lo consiglio; è il mio regalo per quei pazzi che hanno avuto la voglia e la noia sufficiente per leggere tutta sta roba.
Chiudo dicendo che, cogliendo il fil rouge che lega questi autori e cioè l'avere tutti quella scrittura eterea e trattando tutti quei temi mistico-newage-oriental-magici-astronzateggianti, pur avendoli letti quasi tutti e non disdegnandoli in toto, anch'io non sono un grande fan del genere e anzi i miei libri prediletti sono tutti molto lontani da questi per stile e temi.
A parte Kafka.
Quale commentatore alla pagina precedente (dove mi è stato dato il piacere di rivedere il mio vecchio avatar), vorrei anch'io ringraziare Mattia per le belle parole che ha avuto la gentilezza di riservarci :-)
RispondiEliminaGrazie da parte mia Jennaro:-)
EliminaCommenti come questo sono davvero perle preziose nella blogosfera!
RispondiEliminaMeritano spazio, anche a mesi di distanza
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaNiente anonimi
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