Qualche critico parla di Davide Roma come del Wonder Boy del fantasy italiano. Tra i suoi estimatori c’è sicuramente lo scrittore Tiziano Scarpa, colui che lo ha scoperto.
Ha frequentato un corso di scrittura creativa di Raul Montanari ed è stato selezionato dalla Scuola Holden per partecipare al progetto Esor-dire.
A giorni esce Il Bacio di Jude, primo romanzo di una trilogia Urban Fantasy, edito dalla casa editrice Sperling & Kupfer.
Insomma il mio blog non poteva lasciarsi scappare un simile talento.
Dunque, Davide, intanto benvenuto e complimenti per il duo debutto letterario: ti va di raccontare ai miei lettori qualcosa di te?
Grazie per avermi invitato sul tuo blog! Ho 31 anni, mille esperienze lavorative alle spalle, e una passione smodata per cinema e letteratura. Ho la tendenza a collezionare di tutto: dischi in vinile, manifesti di film, libri a tonnellate. Nonostante il rendimento dell'Inter di Stramaccioni, in questo periodo sono di ottimo umore per l'uscita del romanzo, un'emozione fortissima.
Seconda domanda, da invidioso: come ci si sente nei panni del Wonder Boy del Fantasy italiano?
Ho sempre pensato che l'attenzione debba focalizzarsi sui romanzi, e non sull'autore. Una storia deve nascere innanzitutto da un rifiuto: il rifiuto di offrire al lettore qualcosa di banale, il millesimo commissario cliché, ad esempio. Ho cercato anche di non essere un autore "stitico" che si limita a sviluppare un'idea semplice semplice, ma di dare il massimo. Saranno i lettori a giudicare. Certe definizioni servono, più che altro, come slogan pubblicitari.
Terza domanda, sempre da invidioso: come ci si sente all’inizio di un’avventura editoriale come la tua?
Emozionato e impaziente. I tempi editoriali sono piuttosto lunghi. Senti parlare di anticipi, diritti d'autore, tirature, ma la verità è questa: a un giovane esordiente importa di essere letto: il più possibile, il prima possibile.
E de Il Bacio di Jude cosa ti senti di raccontare?
A parte il riassuntino da quarta di copertina che si trova facendo una qualunque ricerca su Google, credo che la mia specialità sia il crossover: mixare generi diversi.
Un po' Urban Fantasy, un po' thriller, un po' romanzo gotico. Dentro c'è tanto di me: i film con cui sono cresciuto, come "Ritorno al futuro" ad esempio, la musica dei Depeche Mode, il cinema di Cristopher Nolan.
Nonostante le atmosfere dark, ho cercato di non dimenticare una qualità per me fondamentale: l'ironia. Jude è più simile a Marty McFly che a Edward Cullen, non si prende troppo sul serio.
Hai voglia di confessare qualche aneddoto legato a Il Bacio di Jude?
Sì. Da quando la notizia della pubblicazione della trilogia è stata ufficializzata, gli amici hanno cominciato a chiamarmi Jude. Mi fa piacere anche se, in realtà, il personaggio autobiografico della storia è un altro. Un giorno vi dirò chi è.
Non so se una domanda del genere te la posso fare: da uno a dieci quanto sei soddisfatto della tua scrittura?
Mi viene in mente un aneddoto su Orson Welles. Pare che Welles alle prime dei suoi film, non appena cominciava la proiezione, sgattaiolasse fuori dall'uscita di emergenza perché sapeva che, riguardando il film ormai ultimato, gli sarebbe venuto in mente qualcosa da migliorare, ma a quel punto era troppo tardi. Allo stesso modo, quando mi rileggo, non sono mai del tutto soddisfatto della mia scrittura. E spero che questa insoddisfazione non mi abbandoni mai.
Quanto del tuo tempo è dedicato alla scrittura di narrativa?
La maggior parte del tempo che dedico alla scrittura è consacrato ai romanzi, in questo periodo. Poi vengono i prodotti cinematografici: soggetti e sceneggiature. In generale, quando sono impegnato nella prima stesura di un romanzo, se riesco a scrivere tre ore al giorno sono soddisfatto, ma questi periodi durano al massimo un paio di mesi, e sono preceduti da un lavoro preparatorio che comprende una dettagliata scaletta.
Hai qualche rito o qualche bisogno particolare quando scrivi?
È fondamentale la colonna sonora. La musica è il carburante delle fantasie. Nel mio caso: i Notturni di Chopin, le variazioni Goldberg di Bach, ma anche i Depeche Mode o le colonne sonore dei film. Mentre scrivevo Jude, ascoltavo spesso la colonna sonora di "Inception". Poi, come hanno insegnato Hemingway e Bukowski, un po' di alcol ci vuole sempre.
Da dove nascono le tue storie?
Le singole scene nascono come pensieri ossessivi. Si materializzano nella mia mente come spezzoni di film, come quando guardi un trailer. In generale credo che la trama abbia bisogno di diverse idee-boa, grandi idee che emergono sul resto: non una sola che viene tirata in lungo, ma tante piccole illuminazioni che vengono disseminate nel corso della storia.
I tuoi miti letterari?
Ne ho avuti diversi. Francis Scott Fitzgerald, ad esempio. Da ragazzino Bret Easton Ellis. Ora considero Cormac McCarthy il più grande scrittore vivente. Mi piace la magia della narrativa ottocentesca, come hanno insegnato Stevenson e Dumas, una magia che ho trovato anche in J.K. Rowling.
C'è uno scrittore italiano, in questo momento, verso cui nutri ammirazione?
L'ammirazione si deve solo agli idoli. Ammiro il regista Christopher Nolan, uno dei pochi artisti contemporanei in grado di rivaleggiare con i grandi del passato. Ci sono diversi scrittori italiani che stimo. In particolare, Raul Montanari e Tiziano Scarpa.
Che consigli ti sentiresti di dare a chi vorrebbe scrivere storie come le tue?
Gli consiglierei di scrivere le sue storie. La prima regola è sempre: scrivi di ciò che conosci. Gli consiglierei di non farsi ossessionare dall'aspetto pratico, di non pensare troppo a fortunate storie editoriali, ma di godersi la magia della creazione.
Quella magia che ci fa preferire una serata chiusi a scrivere in una mansarda che sembra una soffitta parigina a una serata in giro per locali.
Visto che sei giovanissimo, posso chiederti cosa intendi fare da grande?
Il romanziere o lo chef. O possibilmente entrambi.
Bene, non ti chiedo altro e ti saluto lasciandoti alle prese con la mia solita domanda telepatica, ormai un must delle mie interviste, naturalmente vedi tu cosa vuoi rispondere.
La ricetta della felicità? 1/3 di Gin, 1/3 di Martini Rosso, 1/3 di Bitter Campari, una mezza fetta di arancia, qualche cubetto di ghiaccio. Mescolare. Fu ideata dal Conte Camillo Negroni a Firenze nel 1920, e noi scrittori gliene siamo grati.
ciao che bella storia, il libro di jude deve essere interessante.
RispondiEliminaCerto:-)
EliminaBisogna dire che Davide sa bene come prendere i suoi fan, o per il piacere della buona lettura, o per la gola ... :)
RispondiEliminaDue cosettine mica male:-)
EliminaDeve essere un bel libro
RispondiEliminaUn talento:-)
EliminaUno dei talenti più puri che siano mai passati fra le mie mani severe (si fa per dire). Sono fiero di Davide.
RispondiEliminaGrazie Raul, ti credo sulla parola:-)
Elimina