domenica 1 agosto 2010

Luce d’agosto sul mio blog.

Eccomi qua, per la serie Un calendario molto particolare mi sono scelto “Luce d’agosto” di William Faulkner e partiamo con lo scrivere che recensire un romanzo del genere non è per nulla semplice. Credo che si tratti del libro più complesso dell’autore. I motivi sono molteplici.

La storia, prima di tutto, assai diversa dalle altre opere dell’autore. Se Faulkner solitamente utilizza la natura; la potenza e lo sfavillio delle forze naturali per fa muovere i suoi personaggi e impalcare epopee leggendarie e mitiche, in questo caso i parametri sono del tutto ribaltati. In luce d’agosto non ci sono le inondazioni, non c'è l’aria calda, immota e afosa del sud degli Stati Uniti a dominare la scena; no, in questa storia i protagonisti si muovono senza il bisogno di corollari naturali preponderanti.

I personaggi, in questa storia, sono condotti a Jefferson, nella contea di Yoknapatawpha, dalla sorte: Joe Christmas, un "negro" dalla pelle chiara; Lena Grove, una giovane donna incinta arrivata con mezzi di fortuna dall'Alabama alla ricerca del padre fuggitivo del bambino che sta per nascere e Gail Hightower, un pastore precipitato nel ruolo di disperato dopo il suicidio della moglie.
I tre hanno seguito un destino diverso ma avranno ognuno un ruolo importante nell'esplosione di violenza che segue l'assassinio di Joanna Burden, ultima componente di una famiglia di abolizionisti uscita distrutta dallo scontro con i notabili locali.

Una storia di razzismo, dunque, costruita su un impianto da tragedia classica, quasi Shakespeariana, contrassegnata da frasi da epigrafe, es.: "La memoria crede prima che la conoscenza ricordi" e un linguaggio che stranamente (un altro motivo relativo alla complessità del libro) e più sobrio e limpido di quello utilizzato dall’autore negli altri romanzi.

Mancano le triplette di aggettivi associate a un sostantivo, mancano i lunghi monologhi. Mancano i paragrafi infiniti. Mancano i personaggi caricaturali ed esagerati che hanno influenzato pesantemente la narrativa di altri grandi autori (Marquez in primis). Anche lo sperimentalismo è molto più controllato.

Insomma con semplicità e leggerezza, Faulkner mostra ai quattro venti verità inimmaginabili sulla vita e sulla natura degli uomini e delle donne, sentenziando micidiali pareri su una società (quella compresa tra le due guerre) impregnata da radici oscure difficili da estirpare.

Scheda libro

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