lunedì 30 agosto 2010

A causa di un piccolo… principe

Non so quando mi è scattata la passione della scrittura. Forse l’avevo dentro come gli anticorpi della mia mamma alla nascita. Difficile dirlo. Ricordo, comunque, che a 18 anni mi atteggiavo da scrittore, malgrado nei temi scolastici andassi sempre fuori traccia e fossi giudicato superficiale.

Non avevo una lira (non che adesso sia ricco, eh) e, non potendo permettermi macchinoni e vestiti alla moda, per sedurre le ragazze mi divertivo a fare la parte dell’artista maledetto. Suonavo il sax male, la chitarra male male e avevo scritto un romanzo di fantascienza a metà strada tra i Promessi Sposi e Guerre Stellari dal titolo pomposo e altisonante “La porta del trionfo” (dovrei averlo ancora in giro). Inventavo storie, raccontavo balle come un vero scrittore e siccome avevo davvero una bella faccia, spezzavo i cuori delle fanciulle a decine (ahahah).

Però, ero già nella seconda fase perché tutto era iniziato qualche anno prima: in quarta elementare. Allora possedevo una mia piccola biblioteca: Pinocchio, Ventimila leghe sotto i mari, Ankur il Sumero, I ragazzi delle carrera decima… e il Piccolo Principe. I primi mi affascinavano ma l’ultimo che ho citato volevo averlo scritto io. Mi aveva letteralmente plagiato e a scuola ne parlavo come se fosse la vera essenza della vita. Ho disegnato la rosa del libro e il cappello che rappresentava il boa che mangiava l’elefante chissà quante volte. Un libro magico a quell’età.

Adesso, naturalmente, non mi fa più questo effetto. Saranno decenni che non lo leggo e non ho intenzione di rileggerlo, sono troppo preso dalla lettura dei libri della concorrenza e dalla scrittura dei miei libri (una maga mi ha predetto che diventerò famoso come autore solo dopo i 55 anni però) per ritornare a sfogliare i racconti di un tempo.

Ora come ora non ho più neppure il desiderio di averlo scritto io. Forse non ci sono neppure libri che avrei voluto scrivere io. O forse no.

Magari, se proprio mi obbligassero a confessarlo, dico che avrei voluto scrivere “Cent’anni di solitudine” o “Per chi suona la campana. Magari, però, perché non sono invidioso né di Marquez né di Hemingway.

E voi? Così per dire c’è qualche romanzo che, in fondo in fondo, avreste voluto scrivere (a parte il vostro, naturalmente, nel caso foste scrittori)?

10 commenti:

  1. Beh, bel titolo "la porta del trionfo"!
    Fa molto epico.


    Più che altro, quando leggo qualcosa di potente, penso sempre che non sarebbe affatto male saper scrivere almeno 1/10 di come sa scrivere l'autore di turno. Il problema è che non so scrivere affatto... XD

    Ad ogni modo, venderei l'anima al diavolo se l'autore di Cherudek fossi io, e non Evangelisti...

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  2. "Lo straniero di Camus".
    Non vorrei una carriera da scrittore, mi basterebbe quello per tutta la vita.

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  3. "Il mare oscuro" di Giuseppe Berto. Pazzesco com'è scritto, e pazzesca la sensazione che ti lascia alla fine.
    Penso che mi abbia cambiato.

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  4. Volevo dire maLe oscuro. Che vuoi farci, fa caldo e la testa è sempre là:)

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  5. Uno solo???
    Tutti i bei libri che ho letto vorrei averli scritti io :)

    Comunque bellissimi i ricordi delle prime volte che hai impugnato una penna.

    Pensa che la prima cosa che avevo scritto io, a 12 anni circa, era un Librogame. Devo averlo ancora in giro da qualche parte...

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  6. @ Sommobuta: sai che delle avventure di Eymerich mi manca proprio Cherudek? Per quanto riguarda “la porta del trionfo” l’ho da parte ed è ridicolo, però e pieno di buone idee, prima di arrivare ai 55 anni lo riprendo:-)

    @ Abo: bel libro, ma supponevo che avresti preferito scrivere IJ di Wallace:-)

    @ Simone, mi sono dimenticato di postare che avrei voluto scrivere i Monacheddi:-)

    @ Alex sì! Sono andato sul facile scegliendone uno solo.
    La storia del tuo libro game devo averla letta in un tuo post se non sbaglio… oh Dio, che bella malattia scrivere:-)

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  7. A me da piccolo piccolo sarebbe piaciuto essere io al posto di Jacovitti ed essere io l'autore dei suoi meravigliosi fumetti.
    Poi a venti anni avrei voluto essere l'autore dei books of blood di Barker e di Farenheit 451 di Bradbury.
    Si ...forse mi sarà successo qualcosa di grave a vent'anni....

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  8. scrivere "il barone rampante" non mi sarebbe spiaciuto

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  9. @ Nick: un giorno racconterai cosa ti è successo a vent'anni... lo potremmo scrivere nel blog... mi hai dato un'idea:-)

    @Smemorato: anche in questo caso il libro scelto non è male. Grazie e benvenuto:-)

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