martedì 6 luglio 2010

Allucinazioni al Ka.De.We di Berlino

Qualcuno sorriderà all’idea che un grande magazzino possa essere considerato una potenziale location per un racconto fantastico (ho lanciato questo post in FB con l’intestazione "Luoghi da romanzo"), ma siccome da quando sono al mondo, per un motivo o per l’altro, me li trovo sempre tra i piedi, è naturale parlarne come fonte di ispirazione.

Quando frequentavo il collegio a Milano, per esempio, ero solito fare un salto, nelle grandi occasioni, alla Rinascente in piazza Duomo. Non compravo nulla ovviamente, i soldi erano pochi allora e giravo tra le corsie con addosso la curiosità di una mosca. Osservavo vestiti, libri, dischi e cibarie senza nessuna speranza d’acquisto, ma bastava per coprire qualche ora di tempo.

A Madrid, invece, ho trascorso più di un pomeriggio in fuga dal caldo estivo tra i freschi padiglioni del Corte Inglés alla ricerca di qualche best seller in edizione Spagnola. Quando non trovavo libri acquistavo dischi di El Cameron de la Isla o di Luis Guerra. Poi alla sera, fesco e riposato, andavo da Fronton a mangiare l’asado o in Plaza Mayor a bere nei bar frequentati da Ernest Hemingway durante la guerra civile.

Alle Galeries Lafayette di Parigi, una volta, ho regalato un mazzo di rose a una ragazza bellissima e da Harrods, a Londra, mi sono impossessato di una Hawaiana in seta che ancora sfoggio in certe occasioni.

Ma il più fenomenale, il più grandioso, il più straordinario grande magazzino in cui mi sono trovato a passare del tempo è senza ombra di dubbio il Ka.DE.We di Berlino. Ci vado tutte le volte che, per lavoro o per altro, passo nella capitale tedesca. Lì dentro ho acquistato dischi, libri (in italiano) e altro.

Adesso, però, non potrò mai dimenticare quella volta che, dopo aver lasciato gli amici vacanzieri all’Hard Rock Cafè, andai ad abbuffarmi di frutti di mare e coppe di spumante nell’ala dedicata alla gastronomia. Ci trascorsi un pomeriggio intero. 

Alla fine parlavo tedesco e ricordo come alla sera, nella mia camera d'albergo, ancora in preda alle allucinazioni dovute al troppo alcol ingerito, abbozzai sopra un notes un racconto dove il personaggio principale era un ragazzo, desideroso di passare il resto della sua vita dentro il magazzino, il quale per sfuggire alla polizia ormai sulle sue tracce dava vita ai manichini, ai tranci di tonno, ai quarti di bue e agli elettrodomestici che accorrevano baldanzosi in sua difesa. Ne scaturì uno scontro che mise a soqquadro Berlino.

Boh, devo averlo da qualche parte e non è detto che lo riprenda a breve.

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