giovedì 22 luglio 2010

Aggredito da un “figlio” di Esculapio

Il posto ritratto nella foto esiste. Si trova, in linea d’aria, a settecento metri da casa mia. Un alito di vento dunque. Ma se voglio andarci a piedi devo investire un bel po’ di tempo visto che si trova a sud, sull’altro pendio della valle. Ci sono comunque diverse piste che conducono a questo stagno, adesso anche ristrutturate, frequentate e battute da escursionisti di ogni tipo.

Io ci vado una volta alla settimana: a volte di corsa, a volte in tutta calma. Di solito prediligo percorrere una mulattiera che imbocco alla periferia del paese e scendo verso valle sino a incrociare, nei pressi di un maggengo, una gippabile che sale dall’area industriale. Seguo questa carrareccia per qualche centinaio di metri finché svolto a destra verso l’arenile del torrente. 

A questo punto supero il torrente usando la passerella in legno e acciaio costruita per favorire il passaggio dei quad e delle moto, salgo un paio di tornanti, lascio la pista sulla sinistra, mi inoltro tra felci e ontani e alla fine sbuco sulla spiaggeta del lago. Tre quarti d’ora di cammino più o meno, venti minuti se faccio il percorso di corsa. Una passeggiata tranquilla. Nulla di pericoloso.

Ora.

Una volta però non era così. Qualche decina di anni fa, questo luogo era frequentato soltanto da cacciatori, cercatori di funghi stagionali e qualche avventuriero in vena di scoperte. La zona era popolata da biacchi, natrici, vipere e saettoni, e ricordo bene quando bambino (frequentavo i grandi all’asilo) fui aggredito da un Elaphe Longissima

Pur non essendo un colubride aggressivo e mordace come un biacco e pur non facendo parte dei Natural Born Killer, trovarsi con un serpente di un paio di metri che si avvolge attorno a un braccio e cerca di morderti non è affatto piacevole, specialmente se addosso hai la forza di un canarino. Insomma lo spavento che provai mi fece tremare per una settimana di fila e l'esperienza fu mica tanto piacevole.

Da quella volta, in ogni modo, è nato il mio interesse per i rettili e questo luogo e ricomparso per magia come habitat ideale dello Psudonaja Textilis protagonista di un romanzo horror avventuroso che sto revisionando in questo periodo. Non aggiungo la sinossi del lavoro, dico soltanto che a farne le spese all’inizio non è un ragazzino dell’asilo, ma bensì i rettili dell’areale locale (lo psudonaja è anche ofiofago) e i corridori di una skyrace.

Se però del romanzo non vi frega nulla e il luogo vi piace, nel caso desiderate andarci vi faccio da guida.

5 commenti:

  1. Del romanzo interessa eccome, specialmente se è ambientato dalle tue parti!
    Ci diresti qualcosina in più?

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  2. Grazie Alex per l'interessamento:-)
    Lo faccio ben volentieri. Per mezzogiorno posterò un articolo con la sinossi e l'incipit del romanzo:-)

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  3. Posto bellissimo ma pieno di insidie a quanto leggo! Io ho paurissima dei serpenti... un romanzo horror ambientato in quel luogo sarebbe perfetto :)

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  4. Quando sarà terminato ci terrei moltissimo a leggere il tuo romanzo. ..Un serpente bruno australiano in Italia...un killer in vacanza in Italia......

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